Questo reportage è stato pubblicato sul numero 285 di Rivista Trekking & Outdoor, agosto 2016.
Il Molise è la regione delle strade secondarie, meglio se sterrate. Le grandi arterie nazionali, il traffico intenso e l’industria hanno solo sfiorato il profilo ondulato di questa regione. Tutti gli spazi che altrove sono stati colonizzati dal cemento qua sono rimasti intatti, testimoni di una natura incontaminata e una ricchissima biodiversità.
Ogni angolo d’Italia ha una serie infinita di monumenti e paesaggi che la rendono famosa in tutto il mondo e che permettono di identificare città, regioni o grandi aree con un simbolo. A Roma il Colosseo, a Venezia Piazza San Marco, in Sardegna il mare, in Toscana le colline. Se dovessimo fare questo gioco con il Molise, sulla nostra fotografia ci sarebbe una lunga strada sterrata che serpeggia tra il profilo ondulato delle colline, con le punte degli Appennini di sfondo.
Il Molise è regione di bellezze discrete ma sorprendenti, testimoni di una cultura legata al proprio territorio e rispettosa del proprio passato secolare. È una terra che non ha mai rinnegato le proprie origini legate alla terra, alla pastorizia e all’agricoltura, un luogo in cui la grande industria non ha mai avuto grandi spazi per mutare gli equilibri del territorio.
E allora è giusto che sulla sua fototessera ci siano quelle sterrate dal nome deciso e austero – Tratturi, guai a considerarle semplici strade bianche! – che nei secoli hanno disegnato una rete intricata di cammini percorsi pazientemente da uomini e animali durante il periodo della transumanza. Strisce di terra battuta arse dal sole in estate e battute dai venti in inverno, originate rigorosamente dal calpestio degli armenti, parte di una fitta maglia lunga oltre 3.000 chilometri e interconnessa al suo interno da bretelle minori, i “tratturelli”.
Ogni angolo d’Italia ha una serie infinita di monumenti e paesaggi che la rendono famosa in tutto il mondo e che permettono di identificare città, regioni o grandi aree con un simbolo. A Roma il Colosseo, a Venezia Piazza San Marco, in Sardegna il mare, in Toscana le colline. Se dovessimo fare questo gioco con il Molise, sulla nostra fotografia ci sarebbe una lunga strada sterrata che serpeggia tra il profilo ondulato delle colline, con le punte degli Appennini di sfondo.
Il Molise è regione di bellezze discrete ma sorprendenti, testimoni di una cultura legata al proprio territorio e rispettosa del proprio passato secolare. È una terra che non ha mai rinnegato le proprie origini legate alla terra, alla pastorizia e all’agricoltura, un luogo in cui la grande industria non ha mai avuto grandi spazi per mutare gli equilibri del territorio.
E allora è giusto che sulla sua fototessera ci siano quelle sterrate dal nome deciso e austero – Tratturi, guai a considerarle semplici strade bianche! – che nei secoli hanno disegnato una rete intricata di cammini percorsi pazientemente da uomini e animali durante il periodo della transumanza. Strisce di terra battuta arse dal sole in estate e battute dai venti in inverno, originate rigorosamente dal calpestio degli armenti, parte di una fitta maglia lunga oltre 3.000 chilometri e interconnessa al suo interno da bretelle minori, i “tratturelli”.