I latini la chiamavano Silesia, un piccolo rettangolo di Europa centrale crocevia di popolazioni. Boemi, Asburgo, poi il Regno di Prussia. La popolazione slava che in origine abitava la zona ha nei secoli avuto modo di stringere uno stretto rapporto con i vicini di casa di origine tedesca, con cui per secoli ha condiviso i confini.
Nell’Ottocento, un intenso processo di industrializzazione mutò per sempre l’economia e l'aspetto della regione: sotto il suolo della Slesia si trova difatti uno dei più grandi giacimenti carboniferi d’Europa. Una risorsa troppo ghiotta per non diventare il fulcro del nuovo sviluppo industriale locale.
I titanici stabilimenti dell’industria pesante ed estrattiva divennero marchio inconfondibile del suo territorio, che presenta, tra le altre cose, uno tra i tassi d’inquinamento atmosferico più alti d’Europa. Viaggiando per le strade del Voivodato è un continuo susseguirsi di ciminiere e grandi scatoloni di cemento e metallo dove si estrae ininterrottamente, giorno e di notte. Nei centri urbani invece, case, palazzi e chiese sono costruiti con migliaia e migliaia di mattoni, le cui trame e sfumature cromatiche rendono il paesaggio più caldo.
Da Katowice a Gliwice è un dedalo di binari lungo centinaia di chilometri – nonostante le due città distino solo 30 km l’una dall’altra – su cui corrono senza sosta convogli anneriti da carbone e derivati, che qui viene trasportato in mille tipologie di taglio e dimensione.
A Bytom i palazzi del centro storico sono anneriti da decenni di ceneri e polveri, ma mantengono un decoro pregevole. A Ruda Śląska invece, tra le colline, casette basse e rettangolari si susseguono con ordine, intervallate soltanto da qualche chiesa e dalle industrie.
Appena fuori da questo intreccio di minatori, industrie e nuovi centri del commercio, un paesaggio naturale boscoso e mitteleuropeo; campi di grano e fitte abetaie.
Nell’Ottocento, un intenso processo di industrializzazione mutò per sempre l’economia e l'aspetto della regione: sotto il suolo della Slesia si trova difatti uno dei più grandi giacimenti carboniferi d’Europa. Una risorsa troppo ghiotta per non diventare il fulcro del nuovo sviluppo industriale locale.
I titanici stabilimenti dell’industria pesante ed estrattiva divennero marchio inconfondibile del suo territorio, che presenta, tra le altre cose, uno tra i tassi d’inquinamento atmosferico più alti d’Europa. Viaggiando per le strade del Voivodato è un continuo susseguirsi di ciminiere e grandi scatoloni di cemento e metallo dove si estrae ininterrottamente, giorno e di notte. Nei centri urbani invece, case, palazzi e chiese sono costruiti con migliaia e migliaia di mattoni, le cui trame e sfumature cromatiche rendono il paesaggio più caldo.
Da Katowice a Gliwice è un dedalo di binari lungo centinaia di chilometri – nonostante le due città distino solo 30 km l’una dall’altra – su cui corrono senza sosta convogli anneriti da carbone e derivati, che qui viene trasportato in mille tipologie di taglio e dimensione.
A Bytom i palazzi del centro storico sono anneriti da decenni di ceneri e polveri, ma mantengono un decoro pregevole. A Ruda Śląska invece, tra le colline, casette basse e rettangolari si susseguono con ordine, intervallate soltanto da qualche chiesa e dalle industrie.
Appena fuori da questo intreccio di minatori, industrie e nuovi centri del commercio, un paesaggio naturale boscoso e mitteleuropeo; campi di grano e fitte abetaie.